Una coppia di coniugi abitanti nel quartiere del Carmine della città di Brescia aveva promosso una causa contro il Comune per dichiararne la responsabilità per le immissioni dei rumori nella propria abitazione proveniente dagli avventori degli esercizi commerciali sottostanti i quali nelle serate dei w/e arrecavano disturbo alla quiete pubblica trattenendosi in strada anche oltre l’orario di chiusura degli stessi.
I coniugi chiedevano quindi la condanna del Comune ex art. 844 c.c. alla cessazione delle immissioni nonché al risarcimento dei danni.
Il Tribunale di Brescia condannò il Comune a far cessare le immissioni, facendo predisporre un servizio di vigilanza per far disperdere le persone dalla pubblica via dopo la chiusura degli esercizi commerciali, oltre al pagamento di circa € 30.000 per ciascun coniuge a titolo di risarcimento dei danni.
Successivamente la Corte di Appello di Brescia con sentenza dd. 27/10/2020 riformava la sentenza del Tribunale affermando invece l’assenza di una responsabilità del Comune in mancanza di una specifica disposizione di legge che imponga il controllo sull’utilizzo della strada per evitare schiamazzi notturni, non essendo a ciò sufficiente il solo generico richiamo all’art 844 c.c..
A sua volta la sentenza di Cassazione del 23/5/2023 ha ora censurato la Corte di Appello affermando che è costituzionalmente garantita la lesione del diritto alla salute (art, 32 Cost.) ed alla vita familiare (art. 8 CEDU) cagionate dalle immissioni acustiche intollerabili provenienti da strade pubbliche di proprietà della P.A..
Pertanto il Comune deve far rispettare il principio del “neminem laedere” e ben può essere condannato a far riportare le immissioni nei limiti della soglia della tollerabilità tramite interventi di ripristino della legalità a tutela dei diritti soggettivi violati dei residenti.